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Guido Festinese su AudioREVIEW
“…C’è un intero universo emotivo nelle mani e nella testa del musicista salentino che è arrivato a concepire un percorso, splendido, come quello documentato in Cor Cordis perché ha progressivamente attraversato con coscienza e scrupolo molte regioni estetiche, con gusto e sapienza…”.
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Ghighi Di Paola su BATTITI - Radio 3 (febbraio 2022)
"…Cor Cordis, elettronica e violino a 5 corde, ma anche una scrittura ed uno stile compositivo capaci di attraversare i generi e di rovistare anche negli stati d'animo, quelli più solari e quelli introspettivi..."
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Vito Marinelli su TGR RAI - PUGLIA (giugno 2021)
“Il cuore delle corde non tradisce, non conosce adulterio, specie se a rigarle con la bacchetta è un musicista blasonato come Francesco Del Prete. Il nuovo disco del musicista salentino dal titolo Cor Cordis: nove composizioni inedite per un trattato di filosofia antropologica sonora, una sorta di salto dell'asticella per andare al di là di ciò che l'occhio non vede in prima battuta un invito a non accontentarsi della superficie subdola delle cose. Francesco Del Prete, noto da anni, scandaglia i fondali dell'etno-jazz riuscendo ad equilibrare le partiture accademiche con sonorità nascoste riportate alla luce grazie ai campionatori, in giro per il mondo…”.
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Giancarlo Passarella su MusicalNEWS
“…ma voi, prima di aprire il cd, guardate le sei facciate di cui è composto, leggete le note che l’artista ha scritto, soffermatevi sulle foto che lo ritraggono ed annuite sulla delicatezza con cui tutto il progetto si pone si pone ai vostri sensi. Poi affidate all’udito il compito di darvi ulteriori dosi di endorfine positive, così da rafforzare le vostre difese immunitarie. Solo a quel punto andate a fondo di ogni composizione, scrostate i vari sedimenti dalla superficie e fatevi trasportare dalla storia di questo talentuoso artista, partito dai canonici studi di musica classica e poi approdato al jazz, ma financo all’”alternative hip-hop” coi Respiro…”.
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Riccardo Talamazzi su OffTopic
“Cor Cordis, un livello di realtà oltre la realtà… cosa c’è sotto il velo di Maya? Del Prete, da artista, non si perde giustamente in elucubrazioni filosofico-scientifiche ma cerca di colpire nel profondo l’ascoltatore, esponendosi col suo gruppo in una musica eclettica, piena di suggestione e proponendo una trama sonora variopinta e intessuta di numerose riverberazioni interculturali…”.
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Fabrizio Ciccarelli su ROMAinJAZZ
“In Cor Cordis il clima appare zigzagante, inventivo, poligonale, vigoroso nei differenti colori strumentali, nel tardo cameristico di una visione mediterranea che non intende avere punti di riferimento troppo determinati…”.
“Cor Cordis è un album intrigante: partecipare alle sue multiformi coloriture ed alle sue fluidità melodiche attraverso la fantasia d’impatto è un fattore immediato, specie se riescono a leggersi i tratti autobiografici dell’autore, amante di atmosfere in gran parte tese, talora ruvide e acide, celtiche e rockeggianti di psichedelia, jazzistiche ed ironiche, oniriche ed elegiache…”.
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Vale Ghezzi su L’ISOLA DELLA MUSICA ITALIANA
“Cor Cordis, album eclettico, poliedrico e inaspettato è un caleidoscopio di riflessioni – vere e filosofiche – che si rincorrono in atmosfere senza tempo. Il violino è voce principale, controcanto, richiamo lontano, come una voce di terre dimenticate. Le corde, accarezzate, pizzicate e a tratti percosse, disegnano nelle mani di Del Prete una tela sonora sul quale l’artista disegna suoni dolci, graffianti, zigrinati, suadenti. Del prete suona con le corde, ma soprattutto col cuore…”.
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Pietro Cozzi su MescalinaMAGAZINE
“…Alla rigorosa organizzazione dei pezzi e alla finezza della ricerca melodica, caratteristiche tipiche di un musicista classico, fanno da contrappunto una libertà creativa di stampo jazzistico e i colori di certe danze popolari, ma anche atmosfere insospettabilmente più nordiche…”.
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Maria Giovanna Barletta (musicologa) (recensione disco Cor Cordis - luglio 2021)
“Cor Cordis, concept-album che nasce dalla necessità di non accontentarsi delle maschere indossate, poetica votata alla libertà creativa senza limiti precostituiti, ma che resta nei dettami di una forma comunicativa aperta a rapire l'attenzione di chi ascolta…”
“…La loop machine e la pedaliera liberano multiversi possibili della melodia, dispiegata in stratificazioni sonore e visive liquide che scorrono nei titoli dei brani: Gemini, Lo gnomo, Il teschio e la farfalla, L'alveare, L'inganno di Nemesi, Acido Balkaniko, SpecchiArsi, L'attrice, Tempo”.
“…Ecco che la possibilità di varcare i confini tra sé e il mondo è il frutto di una sensazione uditiva, uno spazio ininterrotto che il compositore/esecutore cerca di preservare alla vista chiudendo gli occhi per non essere turbato dal contorno del proprio corpo. Udire in continuo stupore come gioia d’infinite scoperte”.