ViolinÒrchestra

Francesco Del Prete presenta il suo progetto dal titolo ViolinÒrchestra, un’intera orchestra tra le venature nascoste di un violino a 5 corde.
Con note accurate il violinista illustrerà il suo percorso di ricerca tra le infinite voci, versatilità e risorse più o meno celate del suo strumento musicale, partendo dal suo primo album da solista “Corpi D’arco”, immergendosi in “Cor Cordis”, attraversando le suggestioni di “Rohesia ViolinÒrchestra” fino a citare l’ultimo lavoro appena pubblicato, “Divertissement”.

“ViolinÒrchestra è una parola-macedonia a cui sono giunto per riferirmi non solo alla tecnica, che utilizzo ormai da anni, utile a creare la mia musica (un’intera orchestra realizzata con un solo violino grazie all’utilizzo di uno strumento elettroacustico a 5 corde e ad apparecchiature elettroniche come loop station e pedaliere multieffetto) quanto piuttosto alla consapevolezza che lo strumento ad arco in questione, grazie alle sue caratteristiche strutturali peculiari (corde da pizzicare oppure da sfregare con l’archetto il quale all’occorrenza diventa anche una bacchetta percussiva, con una cassa armonica in legno da colpire eventualmente per realizzare incastri ritmici) e agli impieghi più disparati tra il melodico, l’armonico ed il ritmico-percussivo (questo realizzato attraverso la chop technique), abbia qualcosa di nuovo, inedito e straordinario da dire e da aggiungere alla letteratura violinistica degli ultimi secoli già abbondantemente documentata: strumento vivo e modernissimo capace di farsi prisma di vetro, lente speciale attraverso cui leggere e interpretare i tempi in cui viviamo”.

Locandine

Scheda Tecnica

Curriculum breve

Laureato a pieni voti in VIOLINO classico e MUSICA JAZZ rispettivamente nei conservatori di Lecce e Monopoli.
Perfeziona la sua preparazione tecnico-artistica col M° Ilya Grubert, Paolo Di Sabatino, Roberto Ottaviano, Marco Di Battista, Didier Lockwood.
Membro di: ARAKNE MEDITERRANEA, NIDI D'ARAC, MANIGOLD, Ensemble LA NOTTE DELLA TARANTA (per cui collabora con Stewart Copeland, Dalla, De Gregori, Pelù, Teresa De Sio, Gianna Nannini, Mauro Pagani, Ares Tavolazzi, Battiato, Ambrogio Sparagna, Lindo Ferretti, Cristicchi, Roberto Ottaviano, Flavio Boltro),… e fondatore di: DEMOTIKA ORKESTAR, TARANTULA RUBRA, RESPIRO, CORPI D’ARCO,… con cui vince: l’ArtistaCheNonC’era, Premio Lunezia, Folkontest, BiellaFestival, MusicaControcorrente, Limatola Festival, Premio Civilia, Suoni&Rumori Festival, CoolMovement, Premio Carratta, Elba Jazz,…
Si esibisce in: Giappone, Francia, Slovenia, Germania, Grecia, Svizzera, …
Dischi editi: “Corpi d’Arco” (2009), “A forma di ali” (2015), “unPOPositivo” (2019), “Jungle Gum” (2021), “Cor Cordis” (2021), “Rohesia ViolinOrchestra” (2022) sfruttando al massimo potenzialità e risorse nascoste del suo violino a 5 corde utilizzato come lente interpretativa di tutto ciò che lo circonda, per rivelare la realtà che vive oltre la superficie delle cose. A marzo 2024 ha pubblicato, con l’etichetta romana Filibusta Records, un nuovo disco di brani inediti, “Divertissement”.

dicono su Divertissement

  • Buscadero
    "Musicista incline all'avventura ed al meticciato, dalle straordinarie capacità tecniche e dal suono che dal Mediterraneo sa giungere in ogni angolo del globo terracqueo... Ci troviamo tra le mani un'opera di rara e variegata a bellezza: 11 brani dall'ispirazione cangiante, dai mood ricercati ma contemporaneamente dall'immediatezza disarmante".
  • DoppioJazz
    "Del Prete ha elaborato un luna-park che gira intorno ad un insieme di ambientazioni melodico-accordali, le quali evidenziano un punto di contatto tra una sistematica esplorazione tematica e cromatica ed una serie di input provenienti dall’ambiente esterno. Un’elaborazione sapiente e mercuriale che offre al violino una serie di infinite possibilità espressive che allargano lo spettro creativo attraverso la ricerca di inusuali soluzioni timbriche, nuove melodie, inediti e più mirati arrangiamenti ed espedienti ritmico-percussivi che danno forma e sostanza a composizioni singolari e avvincenti".
  • Il Quotidiano del Lazio
    "Divertissement” rappresenta un’opera poliedrica che sfida le categorizzazioni tradizionali, un disco che spazia tra i generi musicali e le ispirazioni tematiche, segnando un ulteriore passo avanti nel percorso artistico del compositore e violinista salentino".
  • Extra Music Magazine
    "...i brani presentano una rilettura molto personale della musica swing, del rock progressivo, del jazz, della musica classica e delle sonorità balcaniche, eseguita con un afflato pop che ne permette una fruizione libera e disinvolta. L'album risulta fresco, attuale, ma anche carico di nostalgia... Si tratta quindi di un percorso trasversale, intrapreso con sincerità e coerenza, che mette in luce non soltanto il talento raffinato, ma anche la sfera poetica, la dimensione più intima dell’uomo e del musicista".

dicono su Rohesia Violinorchestra

  • Guido Festinese sulle pagine di Alias del Manifesto
    "..(quel che conta è) la saggezza da parte di un musicista che abbraccia un violino e che ha attraversato i più diversi mari musicali nel dare corpo, profumo, consistenza a note mimetiche ma non didascaliche che si devono accompagnare a sorsi lenti, meditati".
  • Vittorio Formenti su Mescalina
    "L'artista realizza un fatto espressivo di rara efficacia per l’insieme di colori e sfumature, evidentemente frutto di un’autentica esperienza vissuta oltre che a una chiara sapienza compositiva.."
  • Giancarlo Passarella su Musicalnews
    "(In "Rohesia Violinorchestra") c'è tanta melodia che ti avvolge, perché semplice, istintiva, primordiale: ma c’è anche tanto coraggio compositivo, dove il rosé ed il rosso di un vino diventano chiaroscuri su cui il violino di Francesco Del Prete ama proporre per poi nascondersi.."
  • Lucio Vecchio su OffTopic
    "Chi abbia un minimo di dimestichezza con il nettare di Bacco saprà che quando si degusta un vino vengono attivati tutti e cinque i sensi. Diciamocelo chiaramente però, l’udito è il senso meno sollecitato, tanto che si arriva a dire che al vino manca soltanto la parola. Da questa constatazione prende le mosse Rohesia Violinorchestra ... Qui entra in ballo il violino, per tradizione legato al passato e alle grandi orchestre, che invece grazie all’utilizzo di loop, elettronica e nuove tecnologie diventa uno specchio dei tempi moderni, quando tradizione e innovazione si incontrano. L’espressività di questo strumento, in un disco che alterna momenti struggenti e melodici ad altri più brillanti e dinamici, diventa così mezzo per raccontare storie e per accostare il mondo della tradizione culinaria ad una musica innovativa che tuttavia non dimentica le proprie radici".
  • Amedeo Furfaro per A Proposito di Jazz
    "Amalgamando pizzica e swing, elettronica ed echi mediterranei, a seconda del carattere e delle caratteristiche, non solo organolettiche, del vino da “sonorizzare”, Del Prete ha generato un prodotto originale che oltretutto fornisce un esempio di come la musica possa essere alleata di un’economia resa “circolare”. Da un disco".
  • Gionata Prinzo su L'Isola che non c'era
    "Nell’ipotetico “lato A” dell’album abbiamo quindi i 5 brani, ricchi di archi che si avvicendano e si rincorrono in varie soluzioni armoniche e melodiche, che tuttavia non scadono mai nell’esercizio di stile o nello sfoggio di bravura, con la chiara intenzione di far emergere la qualità artistica dell’opera". "...Nel “lato B” abbiamo la riproposizione dei brani, riarrangiati con altri strumenti...gli archi adottano soluzioni alternative per accompagnare i loro ospiti speciali, ottenendo così un riarrangiamento sagace e ben pensato delle stesse idee musicali della prima parte. Anche questo può definirsi un esperimento inconsueto, non essendo una pratica diffusissima, e anche questo è altrettanto riuscito: la riproposizione delle stesse musiche in versioni diverse, oltre ad arricchire l’opera di altri strumenti, fa come “riaccendere” la mente e apprezzare ancora di più il contenuto. Si tratta di un album orchestrale e classico, ma sorprendentemente proiettato nella modernità, in cui è possibile trovare melodia, ricercatezza armonica, effettistica, bei bassi e tanti strumenti ben suonati. L’appassionato di musica “colta” troverà sicuramente pane per i suoi denti".
  • Alessandro Nobis per ildiapasonblog.wordpress.com
    "Un disco che come il precedente “Cor Cordis” del 2021 conferma il talento compositivo e di arrangiatore di Francesco Del Prete, abile alchimista che mutua diversi idiomi come la classica, il jazz e la tradizione creandone uno nuovo, personale ed interessante. Da ascoltare, al di là della vostra passione per il vino..."
  • Giancarlo De Chirico su ExtraMusicMagazine
    “ROHESIA VIOLINORCHESTRA mette insieme passaggi musicali di rara bellezza e l’elogio al vino"
  • Stefano Ferrarese su MentinFuga
    "Non credo di essere originale affermando che quasi tutto il patrimonio musicale che conosciamo, almeno quello di produzione Occidentale, nasce dal connubio tra un’idea che il compositore custodisce forse da tempo e quello che potremmo definire l’”evento” scatenante – a volte appena intuito – che riesce a legare i due momenti. Se quindi seguiamo questa impostazione, non è difficile dire che Francesco Del Prete con il suo album Rohesia Violinorchestra è riuscito, con classe raffinata, a saldare le due estremità".

dicono su Cor Cordis

  • Maria Giovanna Barletta su "ALIAS" de il Manifesto - 21 agosto 2021
    "Le convergenze di un violinista"
    scarica il pdf
  • Guido Festinese su AudioREVIEW
    “…C’è un intero universo emotivo nelle mani e nella testa del musicista salentino che è arrivato a concepire un percorso, splendido, come quello documentato in Cor Cordis perché ha progressivamente attraversato con coscienza e scrupolo molte regioni estetiche, con gusto e sapienza…”.
  • Ghighi Di Paola su BATTITI - Radio 3 (febbraio 2022)
    "…Cor Cordis, elettronica e violino a 5 corde, ma anche una scrittura ed uno stile compositivo capaci di attraversare i generi e di rovistare anche negli stati d'animo, quelli più solari e quelli introspettivi..."
  • Vito Marinelli su TGR RAI - PUGLIA (giugno 2021)
    “Il cuore delle corde non tradisce, non conosce adulterio, specie se a rigarle con la bacchetta è un musicista blasonato come Francesco Del Prete. Il nuovo disco del musicista salentino dal titolo Cor Cordis: nove composizioni inedite per un trattato di filosofia antropologica sonora, una sorta di salto dell'asticella per andare al di là di ciò che l'occhio non vede in prima battuta un invito a non accontentarsi della superficie subdola delle cose. Francesco Del Prete, noto da anni, scandaglia i fondali dell'etno-jazz riuscendo ad equilibrare le partiture accademiche con sonorità nascoste riportate alla luce grazie ai campionatori, in giro per il mondo…”.
  • Giancarlo Passarella su MusicalNEWS
    “…ma voi, prima di aprire il cd, guardate le sei facciate di cui è composto, leggete le note che l’artista ha scritto, soffermatevi sulle foto che lo ritraggono ed annuite sulla delicatezza con cui tutto il progetto si pone si pone ai vostri sensi. Poi affidate all’udito il compito di darvi ulteriori dosi di endorfine positive, così da rafforzare le vostre difese immunitarie. Solo a quel punto andate a fondo di ogni composizione, scrostate i vari sedimenti dalla superficie e fatevi trasportare dalla storia di questo talentuoso artista, partito dai canonici studi di musica classica e poi approdato al jazz, ma financo all’”alternative hip-hop” coi Respiro…”.
  • Riccardo Talamazzi su OffTopic
    “Cor Cordis, un livello di realtà oltre la realtà… cosa c’è sotto il velo di Maya? Del Prete, da artista, non si perde giustamente in elucubrazioni filosofico-scientifiche ma cerca di colpire nel profondo l’ascoltatore, esponendosi col suo gruppo in una musica eclettica, piena di suggestione e proponendo una trama sonora variopinta e intessuta di numerose riverberazioni interculturali…”.
  • Fabrizio Ciccarelli su ROMAinJAZZ
    “In Cor Cordis il clima appare zigzagante, inventivo, poligonale, vigoroso nei differenti colori strumentali, nel tardo cameristico di una visione mediterranea che non intende avere punti di riferimento troppo determinati…”. “Cor Cordis è un album intrigante: partecipare alle sue multiformi coloriture ed alle sue fluidità melodiche attraverso la fantasia d’impatto è un fattore immediato, specie se riescono a leggersi i tratti autobiografici dell’autore, amante di atmosfere in gran parte tese, talora ruvide e acide, celtiche e rockeggianti di psichedelia, jazzistiche ed ironiche, oniriche ed elegiache…”.
  • Vale Ghezzi su L’ISOLA DELLA MUSICA ITALIANA
    “Cor Cordis, album eclettico, poliedrico e inaspettato è un caleidoscopio di riflessioni – vere e filosofiche – che si rincorrono in atmosfere senza tempo. Il violino è voce principale, controcanto, richiamo lontano, come una voce di terre dimenticate. Le corde, accarezzate, pizzicate e a tratti percosse, disegnano nelle mani di Del Prete una tela sonora sul quale l’artista disegna suoni dolci, graffianti, zigrinati, suadenti. Del prete suona con le corde, ma soprattutto col cuore…”.
  • Pietro Cozzi su MescalinaMAGAZINE
    “…Alla rigorosa organizzazione dei pezzi e alla finezza della ricerca melodica, caratteristiche tipiche di un musicista classico, fanno da contrappunto una libertà creativa di stampo jazzistico e i colori di certe danze popolari, ma anche atmosfere insospettabilmente più nordiche…”.
  • Maria Giovanna Barletta (musicologa) (recensione disco Cor Cordis - luglio 2021)
    “Cor Cordis, concept-album che nasce dalla necessità di non accontentarsi delle maschere indossate, poetica votata alla libertà creativa senza limiti precostituiti, ma che resta nei dettami di una forma comunicativa aperta a rapire l'attenzione di chi ascolta…” “…La loop machine e la pedaliera liberano multiversi possibili della melodia, dispiegata in stratificazioni sonore e visive liquide che scorrono nei titoli dei brani: Gemini, Lo gnomo, Il teschio e la farfalla, L'alveare, L'inganno di Nemesi, Acido Balkaniko, SpecchiArsi, L'attrice, Tempo”. “…Ecco che la possibilità di varcare i confini tra sé e il mondo è il frutto di una sensazione uditiva, uno spazio ininterrotto che il compositore/esecutore cerca di preservare alla vista chiudendo gli occhi per non essere turbato dal contorno del proprio corpo. Udire in continuo stupore come gioia d’infinite scoperte”.

dicono su Corpi d'Arco

  • Fabrizio Ciccarelli su ROMAinJAZZ

    “…Colpi d’arco, ci verrebbe da dire: colpi pensanti, colpi moderni, colpi di taglio filologico, naturalistico e tecnologico, non fosse altro che per l’uso poetico della sovraincisione, per la diluizione onirica di idee forti e chiare, volutamente non indecifrabili come spesso accade in ciò che alcuni chiamano avanguardia…”.
    “…L’eclettico fantasioso Francesco Del Prete è un violinista che ha molto da dire e da suonare, un violinista che trova nella tastiera un mondo strumentale multiforme a giusta ragione scosceso nel live painting di contrabbasso-chitarra-percussione, ove gli effetti vocalizzanti proiettano il senso melodico intorno e nel vivo della sua Terra: non new age e neanche etno, per fortuna…”.

  • Osvaldo Piliego su COOLCLUB

    “…Fare suonare uno strumento come fossero dieci, orchestrare uno strumento, moltiplicare le possibilità, catturare suoni per riprodurli in sequenza è una tecnica chiamata loop… Rischio in operazioni di questo tipo è la facile scivolata nello sterile virtuosismo. Francesco, nonostante le doti tecniche rare, riesce a esprimere equilibrio ed una grande comunicatività melodica, operazione a tratti anche ironica…”.
    “…Tutta la musica che c’è in cinque corde, perché l’importante è quello che hai in testa, al resto ci pensa la tecnica o la tecnologia…”.

  • Maria Giovanna Barletta (musicologa) (recensione concerto LocomotiveJazzFestival, Sogliano Cavour,LE - 5/8/08)
    “…Corpi d'Arco: scrittura asciutta, versatile, priva di inutili orpelli, pensiero musicale che bagna le proprie radici nella pulsazione ritmica. L’archetto, in parte utilizzato sfruttando la tecnica della chop technique, si apre a suggestioni attinte ad immagini di suoni. Frammenti reiterati costruiscono basi armoniche, timbriche, ritmiche strettamente legate sia all'idea di improvvisazione sia dinamiche di scritture indipendenti asservite unicamente alla plasticità timbrica del violino…”.
  • Francesco Aprile (Ottobre 2009)
    “…Un violino che parla, sollecita domande e risposte, suona come un incanto nelle tenebre dell'anima. Un violino che dialoga con l'intensità metrica dei nostri pensieri, anestetizza prima, dona forza e vigore poi, al nostro essere in scatola che preannuncia l'apertura di sé all'ascolto, al trasporto di un violino che è crocevia multistrumentale lungo le corde di un approccio polivalente nelle dimensioni di un incedere di note, come lampi di pitture sul muro sonoro che dimora nell'aria. Un violino che parla è la musica di Francesco Del Prete”.
  • Danilo Soscia (recensione concerto all’ExWide, Pisa - 17/12/09)

    “…Tra musica colta ed elettronica sperimentale, uno degli artisti più interessanti e "complessi" del panorama indipendente europeo…”.
    “…Francesco Del Prete, dall'alto della sua così fruttuosa "eresia" tecnica, è un inimitabile fabbricatore di "sinestesie", fusione dei sensi, nelle quali i suoni hanno sapori, odori, colori, che vivono in una dimensione puramente musicale eppure vengono evocati, quasi la forma della musica fosse in grado di esprimere gusti così caratterizzati, sapesse interpretarne l'essenza e ridarla all'ascoltatore…”.

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